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Caduti sul Campo: Lo sport dilettantistico in sicurezza


Sicurezza, Sport Dilettantistico, Morte giovanile, Calcio, Infarto
Caduti sul Campo: Diciamo basta alle morti sul campo!

Oggi ricorre il quarto anniversario della morte di Alessando Lobuono. Oggi, 4 Aprile e non il 6 come da certificato di morte, ma soprattutto non a causa di un arresto cardio-circolatorio ma per una mancanza prolungata di ossigeno al cervello, in conseguenza di un infarto miocardico acuto trasformatosi poi in arresto cardio circolatorio.


Alessando è morto il giorno 4 Aprile del 2019, esattamente tra le ore 23:10 e le ore 23:15 quando a distanza di oltre 10 minuti dal malore non fu operata la minima manovra salvavita. Alessandro è morto sul pavimento bagnato di un oratorio di provincia e non come forse ancora pensate in un letto di ospedale: è morto perché la mancanza di ossigeno data dall’arresto cardio circolatorio ha spento gradualmente ogni parte del suo cervello. E’ morto mentre i suoi compagni restavano paralizzati a guardarlo senza sapere cosa fare e gli organi preposti al suo immediato soccorso non operavano secondo protocolli operativi e le linee guida internazionali. Alessando è morto in una struttura oratoriale che doveva essere per legge cardioprotetta, ma dove poi nessuno si è mai premurato di verificare se realmente lo fosse. E’ morto durante una competizione sportiva ufficiale che non avrebbe, mai e poi mai, dovuto essere disputata in quanto non vi erano le condizioni di sicurezza per farlo. E’ morto in un luogo che doveva per legge essere sicuro, senza intorno le persone che avrebbero dovuto tutelarlo in caso di bisogno. Una struttura sportiva come mille altre in Italia, una struttura come quella in cui questa sera accompagnerete inconsapevoli i vostri figli, pensando che sia tutto in regola e vostro figlio sia assolutamente al sicuro. E quando questa sera lo vedrete correre verso di voi e gli aprirete la portiera della macchina, ancora con i capelli bagnati, le scarpe slacciate e la borsa mezza aperta non avrete neppure lontanamente idea del pericolo che avete appena scampato… Sappiate però che ci sono Mamme o Papà esattamente come voi che non hanno mai richiuso quella portiera e sono ancora fuori dal quel campetto di provincia ad aspettare un figlio o un fratello che non tornerà mai.


Perché scrivo queste parole? Perché ho deciso di farlo proprio ora, a distanza di 4 anni dall’evento? Perchè questi sono stati anni difficili, lunghi e dolorosi dove forse ho pensato a combattere più che a riflettere. Anni nei quali come famiglia abbiamo cercato di scavare nel muro di omertà che ha coperto questa triste vicenda fin dall’inizio. Abbiamo affrontato un duro e dispendioso percorso di indagini private nella speranza di capire l’esatta ricostruzione dei fatti e l’abbiamo purtroppo scoperta. E abbiamo dovuto ingoiare la dura verità per quanto ingiusta e dolorosa sia stata. Abbiamo così depositato una denuncia per omicidio colposo ai danni di più soggetti fornendo prove documentali, testimonianze e autorevoli perizie medico legali concordi sul fatto che Alessandro avrebbe potuto, con buona ragione di causa, essere salvato se solo la catena della sopravvivenza che per legge avrebbe dovuto tutelarlo fosse stata messa in atto dai soggetti preposti.


Per quelli di voi quindi che ancora stanno pensando che di infarto si muore per forza, si muore sempre, anche a 29 anni: Sappiate che il cuore di Alessandro era forte e che ha ripreso a battere a quasi due ore dall’evento e che, se le cose non fossero andate come sono andate, probabilmente lo avreste visto uscire con le sue gambe dall’ospedale qualche giorno dopo i fatti. Forse un po stanco e provato dall’esperienza, forse con qualche acciacco o qualche piccolo deficit psico-motorio ma sarebbe venuto incontro a voi sorridente, come sempre.


Il mese scorso la procura ha deciso di archiviare definitivamente la nostra denuncia per mancanza del nesso causale. Cosa si cela dietro questa strana frase? Il nesso causale è semplicemente il rapporto tra l'evento dannoso e il comportamento del soggetto autore del fatto. Laddove quindi l’evento dannoso non può essere dato per certo come causa del danno il fatto praticamente non sussiste. Vuol dire tutto e non vuole dire nulla, un modo per selezionare semplicemente alla radice ciò su cui si ritiene opportuno indagare e ciò su cui potrebbe essere scomodo farlo. Ma non è questo il punto: Il punto è che la vicenda è stata archiviata sul nascere senza che sia stata fatta nessuna ulteriore indagine sui fatti, sui luoghi e sui comportamenti delle persone coinvolte. E’ stata archiviata in modo perentorio, lapidario, malgrado le nostre insistenti richieste di ulteriori accertamenti di indagini. Ma è cosi che vanno le cose in Italia ed è cosi che si muore di infarto in Italia, in un campo di calcio di provincia, sul pavimento di uno spogliatoio. Si muore in mezzo a 20 persone che non hanno la minima idea di cosa fare in caso di pericolo. Si muore con un dispositivo DAE a pochi metri (forse, perché di defribrillatori non se ne sono visti e nessuno ha mai voluto accertarsi della loro esistenza) ed in linea con gli operatori del 118. Si muore giocando con i propri amici, divertendosi, nel posto che pensiamo più sicuro al mondo per i nostri figli. Si muore e non si deve sapere come, non si deve sapere perché o come poteva essere evitato. Si muore e basta… a 10, a 16 o a 29 anni non fa differenza. Si muore nel silenzio, rotto soltanto da qualche riga sul sito internet di qualche giornale locale… poi l’oblio. Perché i nostri figli non sono professionisti, non muoiono sotto i riflettori e che ogni anno in Italia ne muoiano 10 o 100 non fa differenza… muoiono sempre genericamente per un “malore” ma nessuno si pone la minima domanda sul perché questo, nel 2023, ancora accada.

La nostra battaglia personale e se possibile legale (se riusciremo a trovare il modo di farlo) in cerca della verità e della giustizia continuerà. Al momento sulla pagina Facebook che abbiamo appena creato: Caduti sul Campo e prossimamente con la creazione di un’associazione no profit che, tramite la nostra esperienza personale e legale, possa essere di supporto a chi come noi si troverà in questa situazione. Continuerà nella speranza che qualche trasmissione televisiva o testata giornalistica possa finalmente interessarsi al problema della “morte dei giovani durante l’attività sportiva”, aiutandoci a portare alla luce una piaga che affligge lo Sport dilettantistico in Italia.


Non sarà per Alessandro: Sarà per tutte quelle mamme e papà, fratelli e sorelle che come noi hanno perso una persona che amavano e ben sanno che questo poteva essere evitato. Sarà per tutte quelle famiglie, e se scrivete su Google “Ragazzo muore malore sport” capirete che non saranno poche, che nella tragedia si sentiranno sole e abbandonate dal sistema che avrebbe dovuto tutelarle. Sarà per fare capire a tutti voi che state leggendo queste parole che nessuno dei vostri figli sarà mai al sicuro fino a quando le leggi (che ci sono, eccome se ci sono) sulla prevenzione della morte durante l’attività sportiva non saranno effettivamente comprese da tutti ma soprattutto applicate e supervisionate dagli enti organizzatrici (a cui oggi basta solo una misera autocertificazione per mettersi a posto con la coscienza). Sarà per farvi capire che intorno a voi, se non fate finta di vederle, ci sono tante famiglie distrutte che hanno perso un figlio o una figlia, più di quante voi possiate immaginare. Sarà per farvi capire che è il prossimo figlio o fratello potrebbe anche essere il vostro… Sarà per farvi capire che anche voi potete da oggi fare qualcosa per voi stessi e per gli altri: prendere consapevolezza, informarvi, comprendere. Chiedere e pretendere che ogni azione, oggetto o comportamento a tutela dei vostri cari sia operato in modo sempre ineccepibile. E se questo significa essere costretti a dire a tuo figlio “Oggi qui non tu puoi giocare” sarà sempre meglio che non potergli più dire “ciao, come è andata” al suo ritorno…


Mi rivolgo a Voi, che state leggendo queste parole: Se lo state facendo è perché state utilizzando un Social Network ed il mio messaggio è arrivato anche a voi. Non sprecatelo, e se siete arrivati fino a questo punto è perché forse anche voi state cominciando a sentire un brivido corrervi lungo la schiena pensando a quando questa sera dovrete preparare la borsa a vostro figlio. Se cosi fosse Vi chiedo di fermarvi un secondo a riflettete se queste mie parole possano avere abbastanza valore per essere condivise sui vostri profili sociali, di arrivare anche alle persone che amate. Possano essere condivise nei gruppi dei vostri comuni, da qualche testata giornalistica o perché no, mi piacerebbe pensare anche in qualche trasmissione TV. Se cosi fosse, date un abbraccio a vostro figlio anche da parte nostra e fate sentire la vostra voce, urlate! Fate sentire il vostro peso nel sistema come individui consapevoli e non fatevi prendere in giro da chi vi dirà “stia tranquilla Signora, qui è tutto in regola”. Osservate con attenzione, chiedete prove e certificazioni e fate sii che la morte di ogni ragazzino che su quel campo ci ha lasciato la pelle non sia stata vana. Fate il Vostro ruolo, come genitori, fratelli, figli, insegnanti o allenatori… giocatori, maestri di sport, maestri di vita e aiutateci nel rendere “ascoltabile” nel silenzio la nostra voce.

Se volete aiutarci concretamente in questa battaglia la cosa migliore che potete fare è condividere questo post e mettere "MI PIACE" a questa pagina. Grazie.

Claudio.

"In onore di Alessandro e di ogni altro giovane morto “sul campo” In onore di ogni Famiglia che sta combattendo la sua dolorosa battaglia In onore della giustizia che in Italia serve solo a tutelare i potenti In onore della verità, in onore dello sport... In onore della vita".


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